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È possibile prevenire le malattie ereditarie monogeniche? 

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Le malattie ereditarie sono quelle che si trasmettono dai genitori ai figli e la cui origine è genetica, dovuta alla presenza di alterazioni nelle cellule della linea germinale. 

Le alterazioni genetiche che possono causare una malattia ereditaria sono diverse. Quando la causa è la presenza di una variante patogena in un determinato gene, si parla di malattie monogeniche ereditarie. Sono anche chiamate malattie mendeliane. In queste malattie, in generale, la presenza di una mutazione specifica in un singolo gene è responsabile del fatto che un individuo presenti una determinata malattia. Inoltre, queste varianti patogene possono essere trasmesse alla prole, per cui in questi casi può essere molto utile e interessante sapere se si è portatori di una determinata mutazione per ricevere i migliori consigli e poter prendere le misure necessarie quando si pianifica di avere una prole.

prevenzione delle malattie ereditarie monogeniche

TIPI DI MALATTIE EREDITARIE MONOGENICHE

Le malattie ereditarie monogeniche, che sono per lo più malattie rare e poco frequenti, possono essere classificate in base al tipo di ereditarietà: 

Malattie autosomiche recessive: 

Si tratta di malattie che si verificano quando vengono ereditate due copie del gene mutato, situato su un cromosoma non sessuale. In questi casi, i genitori sono generalmente portatori sani ed entrambi trasmettono la variante alla prole. 

Una delle malattie più note di questo tipo è la fibrosi cistica. Questa malattia è causata da mutazioni nel gene CFTR ed è caratterizzata dall’accumulo di secrezioni dense nei polmoni, nel tratto gastrointestinale e in altre parti del corpo. È una delle più comuni malattie ereditarie monogeniche. 


Malattie autosomiche dominanti: 

Si tratta di malattie in cui la presenza di una copia del gene affetto, localizzata su un cromosoma non sessuale, è sufficiente per lo sviluppo della malattia. 

La sindrome di Ehlers-Danlos è un esempio di questo tipo di malattia. Esistono diversi geni associati a questa patologia e, sebbene alcuni casi siano ereditati in modo recessivo, la maggior parte di essi segue un modello dominante. Hanno origine da un difetto nella sintesi del collagene e il quadro clinico è molto eterogeneo. 

Malattie recessive X-linked:

Si tratta di patologie legate al cromosoma sessuale X, il cui sviluppo può dipendere dal fatto che la persona colpita sia maschio o femmina. I maschi hanno una sola copia del cromosoma X (XY), mentre le femmine hanno due copie del cromosoma X (XX). Pertanto, nei maschi è sufficiente avere una copia del gene mutato, mentre nelle femmine, in genere, sono necessarie due copie per avere la malattia. 

L’emofilia A è una rara malattia emorragica causata dalla presenza di una mutazione nel gene F8, correlato alla coagulazione e situato sul cromosoma X. Trattandosi di un’eredità recessiva, le femmine sono solitamente portatrici sane e la stragrande maggioranza delle persone colpite sono maschi. 

Malattie dominanti X-linked:  

In queste malattie, il gene affetto si trova sul cromosoma sessuale X e ne basta una sola copia per sviluppare i sintomi. In questo caso, se è la madre a essere affetta dalla malattia e quindi portatrice della mutazione, tutti i figli avranno la stessa probabilità di ereditare la variante, indipendentemente dal sesso. Tuttavia, se la persona colpita è il padre, solo le sue figlie erediteranno il gene mutato, perché solo a loro viene trasmesso il cromosoma X. 

Malattia legata all’Y: 
Malattie causate dalla presenza di alterazioni genetiche che si trovano sul cromosoma Y, il che significa che solo i maschi saranno colpiti. 

Oltre alle informazioni genetiche contenute nel nucleo della cellula (nei cromosomi), su cui si basano le informazioni di cui sopra, le cellule possiedono anche una piccola parte di DNA extranucleare situato nei mitocondri, che ereditiamo direttamente dalle nostre madri. Questo DNA mitocondriale può anche contenere difetti che portano allo sviluppo di alcune patologie come la neuropatia ottica ereditaria di Leber. 

DIAGNOSI GENETICA PREIMPIANTO

Grazie all’importante impulso e allo sviluppo della ricerca in biomedicina, la presenza di molte alterazioni genetiche può essere rilevata con la diagnosi genetica preimpianto (PGD). Questa tecnica consiste in uno studio genetico degli embrioni per individuare queste alterazioni genetiche dopo la fecondazione in vitro. In questo modo è possibile scartare gli embrioni che non rispondono a determinate caratteristiche o che contengono un difetto genetico, trasferendo così gli embrioni selezionati nell’utero della madre. 

Esistono controversie sociali, etiche e legali sull’applicazione di queste tecniche a livello globale. Per il momento, la PGD è consentita, tra gli altri, in Spagna, Portogallo e Regno Unito, ma a condizioni specifiche. In Francia è molto limitata e può essere applicata solo in casi molto specifici. E in Italia questa procedura è, per il momento, vietata. 

Va notato che, trattandosi di un settore in continua evoluzione, è necessario consultare la legislazione aggiornata con i professionisti del settore nel momento in cui questa tecnica deve essere applicata. 

La PGD viene sempre utilizzata in casi eccezionali, quando esiste un rischio fondato di malattia genetica e, di solito, esiste già una diagnosi o un sospetto di alterazione genetica nei genitori. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le persone affette da malattie ereditarie non hanno una storia familiare che consenta loro di beneficiare di queste tecniche. Per questo motivo, in alcune occasioni può essere utile per i genitori ricorrere ad alcuni test genetici come il tellmeGen, che analizza un gran numero di varianti patogene associate a diverse malattie ereditarie, e quindi essere in grado di rilevare se sono portatori di una delle mutazioni analizzate. 

Carlos Manuel Cuesta

Laureato in Biologia. Dottore in Biotecnologia

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